Mi è stato chiesto: cos’è per te l’alchimia?
Bella domanda!
Ho risposto attingendo alla mia adolescenza, chiamando in causa i cartoni animati giapponesi (Full Metal Alchemist) e attingendo alla mia passione per la birra, la cucina e i piaceri della buona tavola. Ho impastato gli ingredienti e ho condito il tutto con un pizzico di curiosità. E’ venuto fuori che per me l’alchimia è ricerca. E allora ecco che il mio viaggio inizia così, come una sorta di Jumanji gastronomico, alla scoperta della mia personalissima“pietra filosofale”.
Fin da subito è chiara una cosa: in questo viaggio non è importante la meta, bensì la strada per raggiungerla. Vi lascio solo immaginare quante ore sono state trascorse in macchina andando su e giù per lo stivale, dalla Calabria al Friuli e ritorno. Dopo mille mila km di noia anche la più prelibata pietanza sarebbe risultata insipida. E invece no, perché in questo viaggio sono stato affiancato da 8 alchimisti, altri “invasati del cibo” (auto cit.) come me. Ci siamo divertiti, eccome se ci siamo divertiti. Abbiamo riso e scherzato in preda all’ebrezza etilica ma anche in stati di totale sobrietà; abbiamo fatto voto del silenzio quando scendevamo giù dal letto prima ancora che il gallo iniziasse a cantare; abbiamo provato a fare i seri e talvolta ci siamo persino riusciti; abbiamo condiviso tutto, anche i disgraziati bagni ubicati in posizioni scomode. Siamo partiti come estranei, siamo tornati complici.
Di questo viaggio ricordo grandi scorpacciate, pizze tutti gusti +1, pantagrueliche cene di fiorentina bellezza, picchi di tachicardia al sapore di caffeina, giochi di sobrietà a base di grappe multicolore, salumi affogati nel vino e alchimisti affogati nella birra. Insomma, se non si fosse capito durante questo viaggio abbiamo mangiato e bevuto alla grande. Eppure il ricordo più vivido rimangono proprio loro, i miei compagni di viaggio. Loro, prodi guerrieri della tavola rotonda e di quella rettangolare, mi hanno dato la conferma che il cibo non è solo un mezzo per placare la fame. Il cibo è, prima di tutto, condivisione.
Si dice che si cucina sempre pensando a qualcuno, altrimenti si sta solo preparando da mangiare. Ecco, il cibo è un atto di amore. Cucinare significa imprimere al cibo il sapore della felicità. Ecco cos’è l’alchimia. Mia nonna era maestra in quest’arte e rendeva felici generazioni di parenti. Per fortuna mia madre ha ereditato l’arte e mi regala ancora oggi pasti di commovente bontà. Adesso tocca a me. Mescolo tradizione e innovazione, creatività e social network, per trasmettere un briciolo della gioia che provo quando assaggio qualcosa e mi manda in brodo di giuggiole, oppure quando cucino per i miei commensali e li vedo ripulire il piatto.
Da questo viaggio torno davvero indietro con la pietra filosofale. Insieme a lei ci sono 3 kg in più…
Matteo Malacaria, in arte cuocosottocenere, birramoriamoci e simumatti.